L’ostentazione della (forzata) felicità
Aggiornamento: 14 giu

Pensavo di essere felice, ma non lo sono.
Me lo dicono i tanti profili WhatsApp, facebook e instagram.
Ovunque vedo sorrisi, risate, facce buffe, selfie estremi e dietro quei volti oceani, monumenti, tavole imbandite di ristoranti stellati, spiagge esotiche.
Quei volti esprimono gioia, allegria, raggiungimento della serenità più pura e inattaccabile.
Indovino le mete che possono aver regalato quello stato nirvanico, quell'intensa catarsi che ha portato quelle persone a palesare la loro indubbia felicità.
Non critico lo scatto vacanziero condiviso con il mondo (più o meno biasimevole lo faccio anch’io), ma quell’ostentazione di un’allegria, replicata a ogni scatto, impossibile da credere perché troppo esagerata da risultare artefatta.
Viaggiare è bello ed è indubbio, ma la teatralità di certe espressioni non rendono la meta più affascinante di quanto già possa essere. E' come ascoltare una risata asinina per una battuta mediocre: semplicemente irritante.
Foto di Andrea Piacquadio: https://www.pexels.com/it-it/foto/foto-collage-di-donna-3812743/