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Milano è sempre Milano

Aggiornamento: 14 giu



Corso Vittorio Emanuele è illuminato da un sole caldo e accecante. Inforco gli occhiali da sole e benedico la decisione di aver indossato le lenti a contatto.

Prendo l’elastico che si mischia ai quattro bracciali che indosso e, distrattamente, creo una disordinata e corta coda di cavallo. Finalmente il mio collo respira.

Mi giro e lo osservo mentre, mescolato fra la folla di turisti, raggiunge il luogo di incontro con la sua amica.

Mi allontano sempre di più. Non voglio che mi veda fra i piedi violando la sua privacy da adolescente.

Percorro il lungo viale lasciando il Duomo alla mia destra. Alzo lo sguardo e l’imponente fiancata della Cattedrale non mi è mai sembrata così bianca.

Un chitarrista allieta il mio percorso suonando un motivo dei Queen e attorno a lui qualche turista lo riprende con lo smartphone.

Quante persone!

Come sembrano lontani i mesi del lockdown…

E’ bello rivedere la vita riappropriarsi delle antiche abitudini.

Eppure la folla, dopo poco, torna a infastidirmi.

Raggiungo Via Carlo Maria Martini e svolto a sinistra, verso l’Arcivescovado e Piazza Fontana.

Ho da poco terminato di leggere un saggio sulla strage del 1969.

Ci sono diciotto formelle intorno alla Fontana del Piermarini.

Diciassette di loro ricordano le vittime di quell’insensata strage. La diciottesima riporta la frase “ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra Ordine nuovo”.

Quella lapide non vuole ricordare soltanto i tanti, troppi, errori giudiziari commessi.

Quella lapide vuole ricordare la diciottesima vittima: Giuseppe Pinelli.

L’insegna sulla banca è la stessa dei reportage fotografici dell’epoca.

Mi ricorda le lancette perennemente immobili alla Stazione di Bologna.

Assurdo, ma provo i brividi a rimanere in quel luogo.

Forse il ricordo della mia recente lettura è più vivido di quanto pensassi.

Proseguo e mi ritrovo casualmente a percorrere una piccola, nascosta e dimenticata Walk of Fame nostrana.

Era l’epoca del settimanale Sorrisi, Canzoni e TV e dei Telegatti, il simpatico e prestigioso premio made in Italy, di cui i più giovani, oggi, ignorano l’esistenza.

Non solo Lorella Cuccarini, Raimondo e Sandra, ma anche attori del calibro di Kirk e Michael Douglas, Joe Pesci e il compianto Patrick Swayze.

Sorrido.

In pochi metri due luoghi carichi di memorie così diverse che sa quasi di bestemmia accomunarli.

Uno denso di dramma, ingiustizia, tragedia e malvagità. L’altro leggero, quasi effimero, ma che racchiude comunque una storia: quella del cinema e dello spettacolo.

Osservo l’orologio. Devo tornare.

Il percorso inverso mi riporta alla metro.

I turisti si sono moltiplicati, ma quasi tutti, nonostante lo spazio aperto, indossano le mascherine.

Penso a mio figlio che in quel momento starà ripercorrendo le stesse strade che avevo percorso io alla sua età e mi rallegro.

Mi rallegro per i suoi anni e le opportunità che ancora dovrà cogliere, mi rallegro per la sua instancabilità e il suo entusiasmo.

Mi rallegro per i viaggi e le scoperte che incontrerà nel corso della sua vita.

Mi rallegro per la vita che gli ho dato.

Lascio che l’ingresso della metropolitana mi inghiottisca e intanto gli auguro mentalmente di divertirsi, mentre compie la classica vasca che da San Babila conduce a Piazza Castello.

Goditi Milano, perché Milano è sempre Milano.

Ora sono io a confondermi fra la folla mentre inserisco il biglietto nella fessura del tornello.


Photo by Nikita Khandelwal from Pexels






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