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Semplici omissioni

Aggiornamento: 14 giu 2023


Un volo con passeggeri ignari della tragedia che si abbatterà su di loro

QUESTA E' UN'OPERA DI FANTASIA.

OGNI RIFERIMENTO A FATTI E PERSONE E' PURAMENTE CASUALE.



La donna di fronte a lui non lo stava ascoltando.

Trattenne a stento un moto di stizza e s'interruppe bruscamente attendendo la reazione della sua interlocutrice.

«Prego. Vada avanti, colonnello»

«Gradirei mi guardasse mentre parlo, signorina»

Pronunciò il "signorina" con un'enfasi esagerata e se ne rammaricò. Non voleva apparire supponente, soprattutto in una intervista.

«Mi scusi, ha ragione. Le assicuro, comunque, che ero attenta alle sue parole. Stava parlando della piena collaborazione che la Marina Militare ha accordato alla magistratura».

Aveva un bel sorriso e se non fosse stata una giornalista avrebbe contraccambiato con un elegante complimento.

«Mi creda: tutte queste fandonie raccontate da quel giudice continuano a disorientare l'opinione pubblica e tutto ciò non giova alla nostra nazione. I nostri ragazzi rischiano la vita ogni giorno per garantire serenità ai cittadini italiani. Gradiremmo riconoscenza, non accuse gratuite».

La giovane – era certo – aveva trattenuto un sorriso sarcastico.

Fece l'ennesima violenza su sé stesso evitando di allontanarla da casa sua. Sapeva che una simile reazione sarebbe stata controproducente.

I civili dovevano convincersi che non c'era stato alcun complotto, che quel maledetto aereo era caduto per negligenza del pilota o, più probabilmente, per un semplice cedimento strutturale.

Era stanco di sentirsi rivolgere le stesse domande ed era ora si mettesse una pietra sopra l'intera vicenda.

«C'è qualcosa che vorrebbe dire ai famigliari delle vittime che attendono una risposta da troppi anni?»

«Come cittadino italiano esprimo il mio cordoglio per questa tragica sciagura. Come militare non ho nulla da aggiungere se non invitare i parenti dei deceduti a cercare altrove le loro risposte. E ora, se non le dispiace, avrei un impegno».

Accompagnò la donna alla porta della sua villetta, la salutò educatamente e tornò nel suo studio.

Si accomodò sulla vecchia poltrona di pelle nera, prese in mano il tagliacarte d'argento e cominciò ad aprire con precisione maniacale la corrispondenza ricevuta nell'ultima settimana.

Erano semplici fatture commerciali, ma l'attenzione che l'anziano militare solitamente destinava alla loro lettura era paragonabile a quella riservata alle antiche missive "TOP SECRET".

Leggeva ogni singola frase e verificava con meticolosità eventuali consumi e cifre indicate.

Così avrebbe dovuto fare quel pomeriggio, ma un disagio, simile a un tarlo maligno, lo distraeva a dispetto di ogni sua volontà di concentrazione.

Si alzò bruscamente e raggiunse il vecchio stereo appoggiato sul traballante tavolino in stile Napoleone. Con precisione appoggiò la puntina del braccetto mobile sull'esatto inizio della "V Sinfonia" di Beethoven e si diresse verso la finestra.

Lasciò che il suono investisse le pareti del suo ufficio e che il suo udito venisse scosso dalla potenza iniziale dell'opera. Ignorò completamente sua moglie che dalla stanza accanto gli urlava di abbassare il volume.

Ripensò alle risposte asettiche rilasciate all'intervistatrice. Un cumulo di menzogne - a cui aveva cominciato a credere anche lui - raccontate con disinvoltura ed eleganza.

Il buon vecchio Dostoevskij aveva scritto "per rendere la verità più verosimile, bisogna assolutamente mescolarvi un po' di menzogna" ed era ciò che aveva fatto per tantissimi anni.

Rettificò il pensiero: lui non aveva mentito. Aveva semplicemente omesso alcune informazioni insignificanti.

Sì, erano dettagli del tutto privi di importanza. Piccoli particolari che non avrebbero alterato in alcun modo l'evoluzione dei fatti.

Non riusciva a capire perché i civili s'incaponissero così a lungo per cercare spiegazioni che non avrebbero mai ricevuto.

Gli saltò in mente un altro aforisma di Jorge Louis Borges "La morte è un'usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare", quindi perché non accettarla, indipendentemente dal come e dal quando?

Quanto farebbe bene un po' di vita militare a certe persone!

Sveglia all'alba, addestramenti da veri uomini, rispetto per la propria nazione, disciplina ferrea. Altro che libero arbitrio.

Tornò al giradischi e lo spense con delicatezza.

In quel preciso momento trillò il telefono. Non ne fu scosso. Aspettava quella chiamata, ma non cinque minuti dopo il commiato alla giornalista.

Rispose dichiarando le proprie generalità. La telefonata durò una manciata di secondi.

Il Colonnello riagganciò senza dire una parola.

Uscì dallo studio, avvisò la moglie che sarebbe rientrato a casa dopo un paio di ore, mise il cappotto e salì sulla sua BMW, unico capriccio di una vita.

Non era preoccupato, solo infastidito per quella convocazione improvvisa. E tutto per colpa di quella stupida giornalista.

Si rese conto soltanto all'ultimo momento che il tir non si sarebbe fermato allo stop e tutto, improvvisamente, gli fu dannatamente chiaro.

Avvenne in un istante, ma ciò non impedì al colonnello di rendersi conto della leggerezza con cui aveva accolto l'invito del suo vecchio amico e collega.

Urlò rabbiosamente prima di esalare l'ultimo respiro: sarebbe passato alla storia non per la sua esemplare carriera militare, ma per avere arricchito la lista delle morti sospette legate all'affaire ****.


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